La statistica preoccupante sta facendo riflettere moltissimo il mondo del turismo. A meno di tre anni dai Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026, l’industria sciistica italiana fa affidamento sull’innevamento artificiale a causa della crisi del cambiamento climatico. Delle dieci piste da sci italiane, nove soffrono di mancanza di neve naturale e dipendono dai cannoni artificiali.
Alcune delle località hanno assistito all’innalzamento della temperatura media di 3 gradi Celsius tra il 1961 e il 2018. Un rapporto ha anche suggerito che 142 laghi artificiali vengono utilizzati per il cannone da neve artificiale, utilizzando una riserva d’acqua abbastanza grande da aiutare un milione di persone. La regione del Trentino Alto Adige è la più dipendente dal cannone da neve in quanto vi sono 59 laghi artificiali nell’area.
Ma come viene prodotta? Come la neve naturale, la neve artificiale non è altro che acqua e aria. I generatori a ventola e le lance da neve vengono utilizzate per simulare la nevicata e cristallizzare i fiocchi di neve. La tecnologia di innevamento artificiale prevede l’utilizzo di nucleatori che producono una miscela di acqua e aria compressa che forma nuclidi all’ingresso nell’atmosfera. Gli ugelli dei generatori di neve nebulizzano l’acqua in goccioline sottili che si combinano con i nuclidi e si congelano in piccoli cristalli di neve mentre scendono a terra. Questa discesa viene simulata in modo diverso da diversi produttori di neve. A tale scopo i generatori a ventola e/oi generatori di neve sono dotati di un aeratore, mentre le lance sfruttano l’altezza di caduta naturale fino a dieci metri.

Il costo per la produzione di un metro cubo di neve artificiale dipende in ogni singolo caso dalle condizioni locali, come l’approvvigionamento idrico, la capacità di pompaggio, i serbatoi e le condizioni di innevamento. Le pubblicazioni di settore stimano solitamente una cifra di 3,5 – 5 euro per m³ di neve. Secondo il Dossier Legambiente 2019, sono necessari fino a 20.000 metri cubi d’acqua per mettere in funzione i cosiddetti ‘cannoni da neve’ per imbiancare una pista da sci di medie dimensioni lunga 1.600 metri.
A questo colossale spreco di risorse idriche bisogna aggiungere l’energia elettrica necessaria per alimentare i cannoni, l’inquinamento acustico prodotto dagli impianti, l’inquinamento atmosferico generato dai camion che devono trasportare la neve ‘artificiale’ da una parte delle valli, nonché come l’uso massiccio di additivi inquinanti che hanno pesanti ripercussioni sulla fauna e flora alpina. Inoltre, la neve artificiale ha un’elevata densità e concentrazione di acqua liquida rispetto alla neve naturale, di conseguenza, ha un peso maggiore e una minore capacità di isolamento termico tra suolo e atmosfera. Questi fattori provocano il gelo del suolo sottostante, impedendo il passaggio dell’ossigeno e provocando la morte di tutta la vegetazione sottostante, alterando l’ecologia e la biodiversità dei versanti montuosi.
L’Italia ha affrontato l’estate più calda mai registrata lo scorso anno e quest’inverno ha visto solo circa la metà delle normali nevicate, il che rende sempre più probabile che gli atleti che cercano di competere alle Olimpiadi sciano su strisce di neve finta circondate da campi verdi. Con i crescenti problemi causati dal riscaldamento globale, i piani per Milano Cortina 2026 potrebbero cambiare drasticamente. Dal 6 al 22 febbraio sono in programma i Giochi Olimpici Invernali Milano Cortina 2026, seguiti dalle Paralimpiadi dal 6 al 15 marzo.